Giornata del ricordo (10 febbraio). Foibe: in cammino verso la verità
Sino agli anni ottanta la storia
ufficiale non ha parlato di questa immane tragedia e anche l’esodo di 350.000
dalmati è rimasto all’oscuro, in quanto argomenti imbarazzanti sia per gli
storici che per i governanti.
Allora è opportuno ricordare alcuni passi fondamentali:
- Il 26 aprile 1915,
l'Italia, che aveva deciso di entrare in guerra a fianco delle potenze
dell'Intesa, firmò a Londra il famigerato patto che assegnava in caso di
vittoria, oltre il confine al Brennero, tutta l'Istria con Trieste, Gorizia e
la Dalmazia.
- il 28 giugno 1919, a
Versailles, l'Italia ottenne solo l'Istria e la città di Zara, mentre il
territorio di Fiume venne eretto a stato libero. Questo sarà suddiviso poi tra Italia e il regno degli slavi del sud. Per
gli italiani di Dalmazia, rimasti sotto l'amministrazione slava, iniziarono
tempi molto duri, in quanto essi furono oggetto di persecuzioni, angherie e
violenze, tesi a farli abbandonare i territori che avevano abitato per secoli.
- Con lo scoppio della seconda
guerra mondiale e la successiva occupazione della Jugoslavia da
parte delle truppe dell'Asse, la Dalmazia, inclusa la città di Spalato, venne posta sotto amministrazione italiana,
che nell’ambito della nazionalizzazione forzata, compì stragi, uccisioni e
incendiò villaggi delle genti slave che sostenevano la relativa resistenza
(vds. Circolare Roatta: qui si uccide troppo poco!).
-L'infausto armistizio dell'8
settembre 1943 lasciò completamente abbandonate a se stesse le popolazioni
dell'Istria e della Dalmazia. I soldati italiani avevano abbandonato caserme,
depositi di materiali e munizioni di cui si impossessarono i partigiani slavi.
Solo Fiume e Pola, oltre a poche altre località costiere, nelle quali erano
presenti reparti germanici, scamparono all'occupazione titina.
- Verso la fine del 1943,
sotto la pressione tedesca che si apprestava a riconquistare l'Istria,
cessarono i processi farsa titini verso gli italiani e si trovò un modo più
sbrigativo per uccidere i prigionieri: l'infoibamento. Le vittime venivano
portate sull'orlo della cavità carsica, legati uno all'altro con filo di ferro;
qui venivano abbattute con armi da fuoco e fatte precipitare all'interno della
foiba. In altri casi, i carnefici, per maggior crudeltà, uccidevano solo il
primo della fila che cadendo nella voragine carsica si portava appresso gli
altri prigionieri ancora vivi. Nelle località costiere si preferiva
l'annegamento: i condannati, legati con filo di ferro e adeguatamente zavorrati
venivano gettati in mare.
-Quanti infoibati? Non si
saprà mai. L'unica foiba, oltre a quella di Monrupino, rimasta in territorio
italiano, quella di Basovizza, ha fornito circa 500 metri cubi di resti umani
e, secondo un calcolo di 4 individui per metro cubo, si arriva al numero di
2.000 assassinati. Questo è l'unico dato certo, poichè le autorità Jugoslave
non hanno mai permesso di effettuare indagini sui territori in loro possesso.
-Nel marzo 1945 gli
Alleati non capirono, o capirono solo molto tardi, che l'occupazione di quelle
regioni da parte delle truppe slave di Tito, avrebbe gravemente condizionato le
comunicazioni con l'Austria e l'Europa Centrale. Da parte di Churchill, furono
date disposizioni per affrettare l'occupazione di Trieste e delle regioni
dell'Istria prima che vi arrivassero le forze di Tito, ma ormai era troppo
tardi. Grazie anche a Palmiro Togliatti, che aveva imposto alle formazioni
partigiane italiane che operavano nella zona (Garibaldi), di porsi a
disposizione del IX Corpus Jugoslavo. La corsa all'occupazione dell'Istria e
della Venezia Giulia venne vinta dalle truppe slave che arrivarono per prime a
Trieste.
- Zara, isola d'italianità in un mare croato, aveva
subito nel corso del conflitto ben 54 bombardamenti, richiesti da Tito agli
Alleati con la scusa che la città era da
considerarsi un'importante base strategica delle forze tedesche, affermazione
priva di qualsiasi fondamento. In questo modo il maresciallo si assicurò la
distruzione della città e l'eliminazione fisica del 20% dei cittadini, periti
sotto le bombe alleate. All'arrivo delle truppe di Tito la vecchia Zara non
esisteva più e i pochi scampati ai bombardamenti furono uccisi o scacciati
dalla città.
- quello che successe a Zara, si ripeté
un po’ in tutta l'Istria e a Fiume. La caccia agli italiani, non importa
che fossero comunisti o meno, continuò con uccisioni, imprigionamenti,
infoibamenti e stupri, costringendo alla fine più di 350.000 connazionali ad
abbandonare le terre che avevano abitato per secoli.
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