mercoledì 27 marzo 2019

La sfida USA - Cina


Il 9 novembre  1989 cadde a Berlino la cortina di ferro, simbolo della divisione dell’Europa nelle sfere d’influenza statunitense e sovietica,  decretando la fine del periodo storico chiamato guerra fredda. D’allora l’equilibrio mondiale ha subito numerosi cambiamenti. Le guerre nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan, il terrorismo internazionale, la guerra siriana, la crisi in Giorgia e in Ucraina, l’occupazione della Crimea, ecc., sono alcuni dei conflitti che hanno modificato il quadro geopolitico mondiale. La NATO  ha diminuito lo slancio nell'allargamento dei suoi confini  verso est, mentre si è riscontrato un sempre maggiore attivismo da parte delle principali  potenze dell’Eurasia,  Russia, Iran, Cina, alle quali recentemente si è aggiunta la Turchia.
Nello stesso tempo, anche l’Europa non ha fatto progressi sulla strada dell’auspicata integrazione, salvo la parziale unità monetaria, in quanto non è stata in grado di darsi una costituzione politica e di dotarsi di un sistema di difesa comune.
In generale, dopo la crisi economica del 2008, si è assistito a un indebolimento, sotto ogni punto di vista, del sistema euro-atlantico e una forte ascesa del mondo euroasiatico a guida cinese. Questi avvenimenti hanno creato i presupposti per una nuova sfida mondiale,  acuitasi a partire dal 2017 con l’ascesa dell’amministrazione Trump. Di fatto, è ricominciata la sfida diretta tra gli Stati, con il riaffermarsi della loro sovranità e l’affievolirsi dell’autorità da parte degli Organismi sovranazionali.
Attualmente, tale confronto si sta svolgendo nella regione geografica dell’Eurasia, ove  gli USA  per bloccare la nascita  di  una grande area economica, politica e militare  cercano di destabilizzare l’Iran, con le sanzioni contro lo sviluppo del nucleare e la Cina, mediante l’imposizione di pesanti dazi economici per le merci esportate negli Stati Uniti. La disputa USA- Cina può portare a sviluppi imprevedibili. Ma si può facilmente immaginare, sulla base dei precedenti storici, che la competizione occidente e oriente porti sicuramente a conseguenze destinate a cambiare l’attuale ordine mondiale.
Le sfide che l’Impero Celeste pone agli USA investono ogni campo: economico, geopolitico e militare. Partendo dal campo economico- politico, la Cina ha creato, sin dagli anni’80, un nuovo tipo di capitalismo, risultato dalla combinazione dell’ideologia comunista con il libero mercato, nominato capitalismo statalizzato che si contrappone al capitalismo occidentale. Il modello cinese ha dimostrato un’efficienza senza precedenti nella costruzione di grandi opere pubbliche, nella formazione di una forte classe media e un costante rafforzamento della crescita economica nazionale. Con un tale apparato la Cina ha realizzato l’espansione dei suoi  commerci verso i Paesi del Terzo mondo, chiedendo a questi solo la tutela dei suoi interessi economici, senza pretendere, al loro interno, la salvaguardia dei diritti umani, a differenza dei Paesi occidentali e degli Stati Uniti. Con tale procedura, la Cina evita  di creare nei Paesi sottosviluppati instabilità interne e ingerenze da parte delle potenze occidentali. Questa appare la ragione per cui l’Impero Celeste sta conquistando i mercati di molti paesi dell’Africa sub sahariana, a discapito di ex potenze coloniali come Francia, Belgio e degli stessi USA che continuano a perdere terreno.
Dal punto di vista geopolitico, il progetto inaugurato dal presidente Xi Jinping, nel 2013, volto allo sviluppo di nuove via della seta, One Belt, One Road, segna una svolta per l’ex impero, in quanto rivolge i suoi interessi non solo all’entroterra euroasiatico, ma anche alle rotte marittime dell’oceano Pacifico.  Questo piano prevede un grande sviluppo infrastrutturale nel continente asiatico (One Belt) e nuove vie commerciali marittime nel Pacifico (One Road), con le quali raggiungere anche i porti europei. Ad esempio, In Italia sono in corso contatti con i cinesi per l’ampliamento del porto di Trieste. E’ evidente che “le nuove vie della seta” hanno anche l’obiettivo di sconvolgere, specie  in Eurasia, l’ordine stabilito alla fine della  seconda guerra mondiale.
Nonostante gli sviluppi diplomatici favorevoli sulla questione tra le due Coree, gli USA sono particolarmente sensibili  all’attuazione del progetto  della Cina, con il quale essa potrebbe conseguire il predominio marittimo sul Pacifico, ora in possesso degli Stati Uniti, allo scopo di implementare i flussi commerciali  verso il resto del mondo.
In conclusione, la sfida USA- Cina, in atto, non ha un significato puramente economico, ma coinvolge il pianeta in una competizione globale che stravolgerà l’attuale ordine mondiale.
Papa Bergoglio tornando dalla sua missione in Corea del Sud, affermò: “Siamo di fronte a un nuovo conflitto globale, ma a pezzetti… un aggressore ingiusto deve essere fermato, ma senza bombardare o fare la guerra”.


venerdì 13 aprile 2018

Identità civile e religiosa di un Paese


L’identità di uno Stato si basa su elementi, storico-culturali, politici, civili, religiosi, i quali rappresentano, nel loro insieme, il patrimonio che unisce i cittadini e li caratterizza nei confronti di altre nazioni. Il dibattito sulla laicità delle Istituzioni  e l’importanza di tenere vive le radici cristiano-cattoliche nella società italiana non ha ancora portato a risultati concreti, anzi ha amplificato la difficoltà di sviluppare un sentimento nazionale comune che esprima l’appartenenza a questo Paese. Per risolvere il confronto laicità-religione tradizionale, presente in molte comunità occidentali, si è affermato in epoca moderna il concetto di “religione civile”, rilanciato negli Stati Uniti, nel 1967,  ad opera del sociologo Robert Neelly Bellah, attraverso un profondo studio sulle religioni. Tale pensiero si concretizza nella elaborazione di un insieme di  modi di dire, simboli e riti,  tratti dalla religione tradizionale, per rafforzare l’identità politica della società civile, da realizzare mediante un’armonica compenetrazione tra potere politico e potere religioso (Rusconi)”. In altre parole, alcuni elementi delle religione tradizionale sono utilizzati per rinforzare l’identità politica della comunità nazionale. Tutti noi ricordiamo, in tempi non molto remoti, che le manifestazioni pubbliche in occasione delle ricorrenze patriottiche più significative, comprendevano sempre  la celebrazione della S. Messa. La “religione civile” si differenzia dalla fede politica, in quanto si colloca al di fuori delle ideologie politiche, entro il sistema democratico e convive con diverse religioni tradizionali. L’argomento è entrato nel dibattito attuale quando si è discusso, durante la stesura della Costituzione europea, sulle radici cristiane dell’Europa e, allo stesso tempo, sulla necessità di confrontarsi con nuove religioni e nuove culture, quali l’islam, la Cina, l’India, ecc.. In Italia il tema appare di attualità in relazione alla caduta e alla crisi dell’etica civile e pubblica (per corruzione, evasione fiscale, criminalità, mafia, ecc..) e alle critiche avanzate dal mondo cattolico, all’adesione, da parte delle Istituzioni dello Stato, a nuove concezioni di libertà individuali e di diritti civili, in conflitto con i principi della sua dottrina.  D’altra parte, nel pensiero laico e ateo di un’altra parte della nostra società, si fa strada sempre di più l’avversione verso i simboli ed  i riti religiosi, in particolare di quelli riguardanti  la religione cattolica. Questa incapacità di considerare e rispettare le sensibilità degli altri è la prova dell’esistenza di una profonda divisione nella società italiana.
Molti studiosi (Galante Garrone, De Luna, Tullio-Altan, ecc.) ricordano che nel nostro Paese non si è formato ancora il “patto di memoria”, il sentimento nazionale che si riconosce in una storia condivisa. Essi individuano quali cause di tale carenza: la disaffezione dei cittadini verso la cosa pubblica, il prevalere dei particolarismi in molti settori sociali e dei campanilismi a livello territoriale, lo scarso potere unificante dei simboli e dei miti (aspetti storico-culturali-politici) attorno a cui è stata costruita la nazione. Molte analisi sul tema individuano nelle responsabilità pubbliche e politiche il fattore prevalente che ha impedito la formazione, nella nazione, di una “religione civile”. La carenza di patriottismo repubblicano (Rusconi, 1997), di grandi riti capaci di scandire la vita pubblica, di un’idea alta di nazione, è anche l’effetto del debole investimento operato al riguardo dalle forze politiche e dai partiti che si sono succeduti nel corso degli anni. Essi non hanno saputo o voluto “sacralizzare” i momenti e le figure importanti della nostra storia.
In Italia, ma non solo, c’è ancora molto da fare per unire i cittadini attorno all’idea di una “religione civile”. Eppure questa è di fondamentale importanza per il sistema politico e la classe dirigente, in quanto favorisce l’armonia ed il governo del Paese, soprattutto nelle fasi di maggior rottura della società, quando la tenuta dei legami sociali è più a rischio. “ Una Politica non in grado di produrre simboli si riduce alla semplice amministrazione tecnica dell’esistente; è una Politica esangue, senza anima, destinata a soccombere (De Luna, 2013, 11)”.

venerdì 15 dicembre 2017

Lettera a Gesù Bambino

Caro Gesù Bambino, desidero scriverti anch’io la letterina di Natale, adesso che non sono più bambino, ma avanti con gli anni. Sono provato dal peso delle numerose esperienze vissute, buone e meno buone, ma sento ancora il fascino di quanto succede nel mondo, nel giorno della tua nascita e credo che tu possa darmi ancora una mano.

Fammi guardare il mondo e gli uomini come sai guardarli tu, con uno sguardo ottimista, di speranza per tutto ciò che di buono portano in sé.

Migliora il mio udito, per ascoltare con maggiore attenzione tutte le persone che vivono accanto a me, in modo che possa trasmettere e condividere con loro la grande gioia e la serenità del Natale. Fa che possa sentire le vibrazioni più recondite della musica del creato e, nelle sue armonie, cogliere le note dolenti di chi si trova in difficoltà.

Dài forza alle mie mani, usurate dalla fatica del lungo lavoro, in modo che possano protendersi verso gli altri, con gesti di amicizia e spargano semi di concordia e di pace, proteggano l’ambiente e le bellezze che mi circondano.

Mantieni la mia mente viva, per riflettere, pensare e collaborare, al fine di costruire condizioni di vita migliori, una società più giusta dalla quale siano bandite le azioni riprovevoli, violente, disumane.

Infine, portami un cuore nuovo, un cuore giovane, entusiasta, che sappia ricevere e dare amore, un cuore che sappia ben governare tutto il mio essere. Tu lo sai che il mio cuore è invecchiato: si è indurito, di fronte alle disillusioni che ho incontrato nella vita. Ma, in fondo, ha ancora gli stimoli del bambino che ero, quando sognavo di diventare adulto. Fammi ritrovare quel cuore capace di dare e ricevere tenerezza, capace di dare e ricevere gioia, capace di amare e di lasciarsi amare.

Caro Gesù Bambino, ti ringrazio degli anni che mi hai donato. Non voglio che tu me li tolga. Essi hanno, in realtà, tutti un loro senso, un loro valore, ma ti chiedo solo di dare alla mia esistenza un impulso nuovo, per continuare a sognare come una volta, essere bambino dentro, apprezzare sempre più il grande dono della vita.

Tanta felicità ed auguri per le prossime festività natalizie e Capodanno 2018.


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sabato 6 maggio 2017

Il futuro dell'intelligenza artificiale

Il 7 novembre u.s., il direttore dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) , Roberto Cingolani, ha presentato “R1” il prototipo di umanoide pensato per interagire ed essere vicino all’uomo negli ospedali, nelle banche, negli aeroporti, ecc.. E’ il risultato di anni di ricerche e rappresenta il primo concreto passo verso la creazione di macchine in grado di risolvere problemi complessi interagendo con l’ambiente circostante, in particolare con l’uomo, cioè dotate di intelligenza artificiale. In questo campo troviamo già nei nostri computer figure animate che ci parlano e chiedono di cosa abbiamo bisogno. Le assistenti famose sono Siri, Cortana, Cloe, ecc.. lanciate sul mercato con i programmi di ultima generazione (Windows 10, iOS 6, ecc..). Il balzo in avanti in questa materia è reso possibile dai significativi sviluppi nel settore del riconoscimento vocale. Tuttavia, questo non è sufficiente per consentire la comprensione del significato delle parole e formulare, ad un computer, domande complesse e ricevere una risposta precisa.
Gli assistenti virtuali non sono altro che una particolare forma di intelligenza artificiale (IA), cioè programmi costruiti per risolvere una gamma di problemi in uno specifico settore. Ad esempio riescono a battere un campione di scacchi, tradurre in tempi rapidissimi e con un elevato grado di accuratezza un testo, guidare un’automobile. Solo a partire dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, gli esperti di IA hanno iniziato a incrociare tra loro software in settori quali l’apprendimento, la statistica, il controllo automatico, le neuroscienze, allo scopo di comprendere, imitare il modo in cui gli esseri umani percepiscono e agiscono in un ambiente ben definito. La multidisciplinarietà dell’approccio, insieme all’aumento delle capacità di calcolo dei computer e allo sviluppo di algoritmi in grado di trattare enormi volumi di dati, ha permesso di realizzare significativi passi in avanti. L’ IA domina quindi già ogni aspetto della nostra vita. E’ presente sul nostro smartphone, nelle nostre auto – computer di bordo, navigatore satellitare –, sui nostri tablet e PC, e inizia a invadere le nostre abitazioni. I progetti futuri di IA mirano a rendere “intelligente” una miriade di oggetti che oggi non lo sono, dal frigorifero alla lavatrice, dal termostato al sistema di illuminazione di casa nostra. Alcune di queste IA domotiche sono già disponibili sul mercato e installate nelle abitazioni degli utenti più facoltosi. Recenti sviluppi tecnologici rendono ora possibile che lo specchio del bagno di casa fornisca, quotidianamente, informazioni sul nostro stato di salute. Già diverse applications sul nostro cellulare permettono di tenere sotto controllo una serie di indicatori di salute.
Se questa mole di dati viene messa a disposizione di algoritmi in grado di apprendere gradualmente alla stregua di un essere umano, ecco che può svilupparsi un’intelligenza artificiale dotata di coscienza di sé. Questo approccio ha già dato i suoi frutti, per ora abbastanza limitati. Google Translate, pur non essendo cosciente, traduce con una precisione di gran lunga superiore rispetto a pochi anni fa, perché “impara” dalle correzioni apportate costantemente dai suoi utenti e, soprattutto, dalla capacità dei suoi algoritmi di comprendere la semantica di un discorso analizzando milioni di pagine che i programmatori gli forniscono costantemente. Il problema principale è quindi la capacità di sviluppare software in grado di imitare i processi neuronici del cervello umano.
Lo Human Brain Project, finanziato dall’Unione europea nel 2013 con un miliardo di euro, punta proprio a quest’obiettivo: sviluppare una simulazione perfetta del cervello umano per metterla a disposizione dei neuroscienziati e sperare così di svelare il segreto dell’intelligenza. L’evoluzione tecnologica mette oggi a disposizione della comunità scientifica capacità di calcolo e di elaborazione dell’informazione impensabili fino a pochi anni fa. Avendo ormai quasi raggiunto i “limiti fisici” della celebre legge di Moore, che prevede il raddoppio delle capacità di calcolo di un processore ogni 18 mesi, i colossi dell’informatica sono da tempo al lavoro su soluzioni rivoluzionarie che consentono al computer di elaborare un trilione di operazioni al secondo: capacità di elaborazione circa cento volte maggiore di quella del cervello umano. La velocità, naturalmente, non è tutto. Per riuscire a simulare artificialmente un cervello umano bisognerebbe avere degli algoritmi in grado di imitare i processi di apprendimento. Il metodo più utilizzato al momento è quello delle reti neurali artificiali, che connettono tra loro chip al posto di neuroni e utilizzano tecniche di “apprendimento per rinforzo”: inizialmente, il software utilizza metodi del tutto casuali per risolvere un problema, ma quando riesce a portare a termine con successo un compito i circuiti che hanno condotto a quel risultato vengono rinforzati, mentre quelli che hanno portato a vicoli ciechi vengono indeboliti, esattamente come avviene nel nostro cervello, dove le sinapsi responsabili di azioni o riflessioni considerate efficaci sono gradualmente rinforzate.
Gli scienziati si pongono anche un altro problema: cosa succederà se un software supererà la sua programmazione e sarà in grado di acquisire una coscienza pienamente umana, senza che il suo “padrone” se ne renda conto? Questo scenario appare oggi più plausibile di quanto si potesse immaginare qualche anno fa. Il filosofo Nick Bostrom (Oxford University), in particolare, ha analizzato diversi casi in cui l’intelligenza artificiale potrebbe trasformarsi in una “minaccia esistenziale” per l’intera umanità. Non si tratta solo di scenari “alla Terminator” o “alla Matrix”, dove i robot riducono la nostra specie in schiavitù, ma anche più banali casi di errori di programmazione.

Nel film Lei, il protagonista s’innamora della sua assistente virtuale Samantha e intraprende con lei una relazione. Ciò può realmente accadere? Certamente non finché dette assistenti resteranno al livello di una Siri un po’ più sofisticata, ma data l’attuale propensione di tantissime persone a costruire rapporti con persone conosciute virtualmente, l’ipotesi non appare tanto lontana. La domanda più interessante è se invece futuri “umanoidi” siano in grado di innamorarsi degli esseri umani, o comunque provare per i loro proprietari umani un’attrazione, anche solo di tipo amichevole. Un robot davvero intelligente, infatti, acquisirebbe presto consapevolezza del fatto che l’umanità costituisca una minaccia alla sua esistenza. Il rapporto tra robot e utente umano sarà sempre, in una prima fase, squilibrato a favore di quest’ultimo, che ne è in fin dei conti il creatore. Certamente oggi non esistono oggetti autocoscienti, ma una volta che saremo in grado di crearli, essi potrebbero darci davvero una dimostrazione della loro intelligenza: darci informazioni sbagliate (mentire) per sopravvivere.

giovedì 29 dicembre 2016

Natale di solidarietà

Un collega di Padova ha chiesto di pubblicare il link sotto specificato, come solidarietà ad un gruppo di ragazzi che sono in cura al centro tumori di Milano. Per loro rendere consapevoli gli altri del loro stato è molto importante per affrontare meglio la malattia e per sentirsi sempre parte di una società solidale  ed amica. Cliccando sul link, qui sotto, potete far sentire la vostra vicinanza, specie in questo particolare periodo di festa. Con cordialità, BUON 2017 a tutti.

Link:  Palle di Natale


sabato 9 luglio 2016

Spes ultima dea

E’ capitato a tutti nella vita di trovarsi di fronte a situazioni  di gravi difficoltà, difficilmente risolvibili con le proprie forze, che mettono seriamente a repentaglio la propria esistenza e quella dei familiari. Spesso esse sono originate  da cause incontrollabili, come il verificarsi improvviso di un evento naturale (terremoto), di un incidente, di una malattia, ecc... Esistono altresì condizioni di vita insopportabili, non dipendenti dalla volontà delle persone (povertà, crisi politiche, conflitti, ecc.) che spingono gli interessati alla fuga per poter sopravvivere. In tutti questi casi, solitamente ci si affida ai soccorsi,  alle cure, al buon cuore dei propri simili e alle organizzazioni preposte; ciò nonostante, ad alcuni non resta che affidarsi all’aiuto del Buon Dio.  Nell’animo umano  resta sempre  viva, comunque, la speranza  di superare ciò che pregiudica la propria vita. La forza di lottare, anche interiore, si fa via via più consistente quando si intravvede  uno spiraglio positivo alle proprie difficoltà.
Ogni giorno sentiamo dalla televisione e leggiamo con apprensione quanto riportano i giornali sulle migrazioni di interi popoli che, per ragioni politiche, economiche, sociali, religiose,  abbandonano le loro case, fuggono da situazioni tragiche di crisi per cercare asilo in altri Paesi, spesso sconosciuti, sorretti dalla sola speranza di sopravvivere. A volte il loro viaggio disperato termina prima di giungere alla meta, nel profondo del mare, soffocati nei furgoni frigo o dentro una valigia, fulminati sul tetto dei treni, ecc.. inseguendo il sogno di una nuova esistenza.
Come risponde il mondo civile e libero alla speranza di questa umanità ferita? Le Organizzazioni  internazionali preposte si riuniscono a consulto, si convocano summit tra i Capi di Stato, i Governi e l’Europa danno vita a missioni umanitarie, si stanziano fiumi di denaro per fronteggiare l’emergenza ed evitare altre vittime. Si parla di accoglienza e di respingimenti allo stesso tempo. Ci si organizza per separare chi ha diritto all’asilo e chi cerca solo altre opportunità di vita. Si studia come  limitare i flussi. Nonostante l’esistenza di una Comunità Europea, ogni Stato si comporta in modo differente, secondo proprie valutazioni e convenienze. Chi accoglie, chi innalza muri alle frontiere, chi ammassa i disperati sui treni o sui bus per avviarli verso il cortile altrui, chi limita l’accoglienza a poche migliaia di persone, chi cerca di allontanare gli intrusi dal proprio territorio.
Ma i viaggi della speranza continuano, l’onda umana si rinforza, sceglie nuove rotte,  avanza. Supera  deserti,  attraversa mari  in  burrasca, scavalca montagne. Abbatte frontiere, muri, reticolati… Privazioni, stenti, fatiche,  malattie, eserciti,  non impediscono di proseguire. Non teme rappresaglie, torture, perdita di familiari  ed amici…avanza, avanza, con la forza della disperazione. Il pensiero guida è uno solo: meglio la morte inseguendo la speranza di una vita migliore che vivere in un mondo disumano e ostile.
Di fronte a tanta determinazione e sofferenza si rimane attoniti e confusi. Siamo tutti consapevoli che i problemi sono complessi e di non immediata e facile soluzione. Ma l’uomo con il suo ingegno non è ancora riuscito a fermare l’onda di piena  di un piccolo torrente, quando la pioggia ingrossa il suo flusso. Dall’alto della collina scorre al piano travolgendo ogni ostacolo posto lungo il suo corso, infiltrandosi in ogni spazio  utile o deviando per nuovi percorsi, fino a giungere alla sua naturale destinazione.
Così i migranti trovano nuovi modi per fuggire e nuove rotte  per giungere alla loro terra promessa. La rotta balcanica è rimasta dimenticata per anni,  benchè da decenni sia attiva per il traffico di esseri umani; ora è  balzata improvvisamente all’attenzione del mondo per il numero dei disperati che la percorrono.  
Secondo molti sociologi che da anni studiano i fenomeni migratori (vedasi Ferrarotti, Sylos Labini, Sciortino, Federici, Golini,   ecc.. per citarne qualcuno), i flussi migratori sono legati strettamente alle dinamiche sociali del mondo contemporaneo, ove i popoli in difficoltà ( povertà, crisi politiche, ecc.), a causa anche della globalizzazione, si spostano in altri luoghi per poter sopravvivere o migliorare la loro vita. Il fenomeno migratorio, presente sin dalla nascita dell’uomo sulla terra, è ancora in pieno svolgimento; esso, pertanto, non  può essere considerato una emergenza che si dissolverà all’apparire dell’arcobaleno. Esso dovrà essere governato, con misure appropriate, nell’ambito di una strategia internazionale condivisa dal maggior numero di Stati, per evitare, da un lato, lo sfruttamento dei migranti e  cogliere, dall’altro, le opportunità derivanti dalla loro integrazione nei Paesi di arrivo. Come l’acqua per effetto della gravità scorre dall’alto verso il basso, i popoli più poveri, provenienti dalle aree sottosviluppate e rischiose, continueranno a bussare alla porta dei Paesi più progrediti,  sorretti dalla speranza (spes ultima dea) di iniziare una vita migliore.