In attesa della felicità

Comunemente, si pensa che la felicità sia un’illusione, un mito, una favola da raccontare ai bambini. Si ha la convinzione che pochi l’abbiano davvero conosciuta o abbiano potuto goderla a lungo e che, comunque, il suo raggiungimento debba avvenire attraverso il merito di privazioni e sacrifici, come la conquista di un trofeo  o di un premio. 
Gli studi scientifici dimostrano, invece, che il  cervello è programmato per produrla continuamente. In ogni istante, infatti, mentre noi rincorriamo pensieri, progetti, obiettivi, il cervello  si predispone a creare una condizione di pienezza e di soddisfazione, mantenendo sempre attive le centraline del piacere e della gratificazione, secernendo endorfine e neuro-trasmettitori che portano allo stato di benessere (felicità). Purtroppo, nell'esperienza di molte persone sono soprattutto gli stati d'animo negativi ad avere la meglio, i quali turbano ed affliggono la loro mente e non solo. Spesso, si guarda con diffidenza alle persone che pur avendo davvero poco, si mostrano felici. Si pensa che queste siano ingenue, di poche  pretese, ecc.. In realtà, sono infelici coloro che bramano disporre sempre di più, oltre alle loro possibilità. Costoro vivono sempre nell’attesa che si realizzi un progetto importante o si  presenti  un’occasione fortunata, per risolvere ogni loro problema e raggiungere la serenità. Anteponendo continuamente condizioni alla propria gratificazione, questa non si raggiungerà mai. 
L'opinione corrente è che i momenti felici  corrispondano a eventi eccezionali: il  matrimonio, il primo amore, la laurea, la firma di un buon contratto,  una vacanza memorabile, la nascita di un figlio, ecc.. Assuefatti ormai alla routine e alle abitudini, non si dà più alcuna importanza alle cose positive e alle piccole soddisfazioni che rallegrano la vita di  ogni giorno. Non si considera che essa è cosparsa di istanti felici; basta non soffocarli con i pensieri rivolti ossessivamente al passato. Occorre anche non ascoltare le sirene della nostra società nichilista che osannano valori fatui, come la ricchezza, il potere, il successo. Essi  non danno felicità, ma portano a  situazioni d’insoddisfazione, se non di delusione e talvolta di disperazione. 
Gioia e dolore sono stati interiori che coinvolgono le persone ogni istante, in quanto prodotti dal cervello, non dal mondo esterno. E’ un’opinione sbagliata pensare che la felicità si realizzi  in condizioni ideali o eccezionali. L’attesa spasmodica di questi eventi non fa altro che allontanare la gioia della loro conquista ad un futuro sconosciuto ed incerto che  potrebbe non arrivare mai. Così la felicità diventa una mera utopia, mentre l’insoddisfazione diventa la norma, che si sopporta solo mirando alla ricompensa promessa, ai credenti, oltre la vita terrena. Non si può trovare gioia e benessere nella presente situazione  di vita se questa è condizionata dalla  realizzazione di aspettative che potranno verificarsi o meno nel futuro. E’ necessario considerare, invece, che la felicità è presente entro ciascuno di noi, nella nostra mente, proprio oggi, in questo istante. Abbiamo tutto quello che serve per essere felici. Basta solo che lo vogliamo.

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