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Visualizzazione dei post da 2020

La speranza nel futuro

All’inizio del 1990, ha fatto molto clamore un libro pubblicato dal maestro sconosciuto di Arzano (NA), Marcello D’Orta, nel quale egli raccoglieva alcuni temi, scritti con il linguaggio peculiare e autentico dei propri alunni, nei quali traspariva la povera realtà sociale del luogo. Questi bimbi, pur rassegnati e tristi nella loro condizione di indigenza, raccontavano con sgrammaticature, distorsioni e ilarità quanto spiegato dal maestro, nascondendo tra le righe un forte desiderio di riscatto, la voglia di giungere presto ad un futuro più gratificante della realtà in cui si trovavano. In questo periodo di pandemia, sicuramente anche noi, qualche volta, ci siamo fatti coraggio ripetendo la frase più significativa di quel libro, “Io speriamo che me la cavo”, avvalorando la saggezza manifestata inconsciamente da quei ragazzi nei loro temi, il cui significato esplicito si sostanzia nella speranza di una sorte migliore, in futuro.   La speranza (unita alla fede e alla carità) è uno dei

Le fasi della vita, la natura, Dio

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In attesa della felicità

Comunemente, si pensa che la felicità sia un’illusione, un mito, una favola da raccontare ai bambini. Si ha la convinzione che pochi l’abbiano davvero conosciuta o abbiano potuto goderla a lungo e che, comunque, il suo raggiungimento debba avvenire attraverso il merito di privazioni e sacrifici, come la conquista di un trofeo  o di un premio.  Gli studi scientifici dimostrano, invece, che il  cervello è programmato per produrla continuamente. In ogni istante, infatti, mentre noi rincorriamo pensieri, progetti, obiettivi, il cervello  si predispone a creare una condizione di pienezza e di soddisfazione, mantenendo sempre attive le centraline del piacere e della gratificazione, secernendo endorfine e neuro-trasmettitori che portano allo stato di benessere (felicità). Purtroppo, nell'esperienza di molte persone sono soprattutto gli stati d'animo negativi ad avere la meglio, i quali turbano ed affliggono la loro mente e non solo. Spesso, si guarda con diffidenza alle persone ch

FRAGILITA' e INTERDIPENDENZA della nostra società

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In un’opera intitolata “La società del rischio”, scritta negli anni Ottanta del secolo scorso, dal sociologo tedesco, Ulrich Beck, si afferma che la società attuale, quale conseguenza dell’alto livello tecnologico raggiunto, genera inevitabilmente rischi legati al carattere complesso e difficilmente controllabile delle tecnologie stesse. La modernità della nostra società  sprigiona forze distruttive che ci costringono a riflettere su questa   nuova fase della storia umana. Considerando le problematiche scaturite dall’attuale coronavirus, le tesi dell’illustre sociologo, appaiono quanto mai attuali.  In verità, alcune minacce del  nostro tempo (attentati terroristici, crisi finanziarie, disastri ecologici, mutamenti climatici, proliferazione di virus letali) hanno sempre caratterizzato l’evoluzione della specie umana. Fin dalla sua comparsa sulla terra, l’uomo ha dovuto affrontare situazioni di crisi che hanno messo a repentaglio la sua stessa sopravvivenza. Tuttavia, i rischi e i

L'ANNO CHE VERRA'

Caro anno nuovo, ti sto aspettando con ansia perché   desidero risollevare con un tocco di   gioia e di ottimismo   la mia vita. Vorrei riscontrare i segni della tua generosità verso tutti coloro che saranno con te durante il succedersi dei tuoi giorni.   La lista delle cose da migliorare su questo pianeta sono tantissime e in parte a me sconosciute. Ma concedimi qualche istante per esprimere   qualche mia richiesta. Nella speranza che tu non nasconda inaspettate e brutte   sorprese, chiedo di poter beneficiare di un anno con un po’ di serenità, di affetto, magari con qualche piccola soddisfazione   da condividere con gli altri e le persone care.   Non farmi mancare la salute necessaria per continuare ad andare avanti   e affrontare le situazioni difficili. Leggo e   sento che sarai un altro anno   impegnativo, per molteplici ragioni, a somiglianza dell’attuale e di quelli trascorsi di recente. Ho fiducia, tuttavia, che tu possa   aiutarmi a tirar fuori il sopito coraggio