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Visualizzazione dei post da 2021

Convivio di Natale

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Ancora una volta abbiamo la gioia di celebrare la festa del Natale e di salutare un nuovo anno, con la speranza di uscire definitivamente dalla situazione difficile attuale, originata dalla pandemia. In tutte le culture le festività rappresentano l’occasione per ricordare un particolare evento, un’appartenenza, una speranza condivisa. Ma la gioia e l’atmosfera del periodo natalizio supera ogni altra ricorrenza, coinvolgendo tutti senza restrizioni e confini, anche coloro che non professano la fede nella nascita a Betlemme di Gesù di Nazareth . Ci sono tanti aspetti che portano ad avvalorare le festività natalizie rispetto alle altre; in particolare, ritengo molto importante l’occasione, una volta all’anno, di rivedere e incontrare le persone care: genitori, figli, nipoti, parenti, amici, per trascorrere un po' di tempo insieme, senza affanni e preoccupazioni. Gli esseri umani sentono ancora questo bisogno, specie in questo periodo di limitazioni che ci allontanano dagli altri, impe

Crisi in Afghanistan: declino dell'Occidente?

  Il ritiro dall’Afghanistan dei contingenti militari, dopo vent’anni di missione, ha colpito l’opinione pubblica mondiale, molti cittadini e osservatori occidentali. Le modalità e i tempi in cui si è svolto il ripiegamento hanno assunto le caratteristiche di una sconfitta militare, un colpo mortale alla credibilità dell’Occidente, al quale il popolo afghano si era aggrappato per vedere la luce di un futuro migliore sulla strada della democrazia e della modernità. Certo, il lungo periodo di presenza militare e civile occidentale ha alimentato molte aspettative di cambiamento, in particolare nella giovane generazione afghana che è nata in questo periodo e nell’universo femminile che ora si vede precluse le fondamentali libertà previste dalla dichiarazione universale dei diritti umani (ONU, Parigi, 1948). Ma il disimpegno degli USA e della NATO non riguarda solo l’Afghanistan, è un processo che disallinea tutti gli equilibri dell’ordine mondiale. Si tratta di una problematica molto compl

Giornata del ricordo (10 febbraio). Foibe: in cammino verso la verità

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  Sino agli anni ottanta la storia ufficiale non ha parlato di questa immane tragedia e anche l’esodo di 350.000 dalmati è rimasto all’oscuro, in quanto argomenti imbarazzanti sia per gli storici che per i governanti. Allora è opportuno ricordare alcuni passi fondamentali: - Il 26 aprile 1915 , l'Italia, che aveva deciso di entrare in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa, firmò a Londra il famigerato patto che assegnava in caso di vittoria, oltre il confine al Brennero, tutta l'Istria con Trieste, Gorizia e la Dalmazia. - il 28 giugno 1919 , a Versailles, l'Italia ottenne solo l'Istria e la città di Zara, mentre il territorio di Fiume venne eretto a stato libero. Questo sarà suddiviso poi   tra Italia e il regno degli slavi del sud. Per gli italiani di Dalmazia, rimasti sotto l'amministrazione slava, iniziarono tempi molto duri, in quanto essi furono oggetto di persecuzioni, angherie e violenze, tesi a farli abbandonare i territori che avevano abitato